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Sandro Rossi, la vita

Sono nato ad Orvieto con la guerra e cresciuto con la guerra fredda.
Anche se ad Orvieto la guerra ci ha colto di striscio…
Sandro Rossi E la guerra fredda? Quali conseguenze ha avuto su un ragazzo che cresce in una piccola provincia “rossa”, in una regione “rossa”?
Un mondo diviso in due: di qua noi, loro di là: intravisti appena, lontani, quasi inesistenti. Qua i buoni, là i cattivi.
E poi
…Il dialetto, le abitudini, le feste comandate, la cucina, le strade, l’architettura, il Duomo…il tufo! L’ossessione del tufo: tutto quello che c’è, che vedi tocchi è tufo. E anche quello che non c’è, che non vedi: il vuoto è di tufo, il buio, il nulla è un nulla di tufo.
E il carattere dei miei concittadini?
Così ombrosi, diffidenti di ciò che è estraneo, scorbutici, sarcastico-velenosi, e pettegoli fino alla cattiveria.
Non lo so. So solo che io non sarei così se non mi fossi strappato via dalla famiglia, gli amici, la scuola, Orvieto stessa e non fossi fuggito da una insofferenza diventata insostenibile.

Avevo diciotto anni e un Diploma.
A Roma! Non per frequentare l’Università, come sapevano i miei.
Ma… ogni mattina per quattro anni a Piazza della Croce Rossa ho salito le scale di quella Palazzina con le colonne le palme e la vasca dei pesci: l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.
Ah, le lunghe primavere romane di quegli anni!…
Sì, il teatro è stato la mia formazione.
Addio alla rupe: mi inurbavo, uscivo dalle sue mura per sempre.
Eppure, ahimè!, tardi troppo tardi ho capito quanto avesse contato nella mia vita avere per genitori due artigiani. Nel mio modo di operare da sempre, ultimo nella Mosè & Aronne, ho riconosciuto la passione appresa da loro per le cose fatte bene. Mi sono ritrovato nel loro stesso accanimento a perseguire “cose” ben fatte, fatte a regola d’arte. E sulla misura, ogni volta, di chi veniva a chiedere la loro opera: ogni volta.