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La Mosè & Aronne nasce nel 1990 da una intuizione di Sandro Rossi.
 La M&A è un'azienda di formazione e consulenza per la comunicazione personale e il comportamento all'interno dell'organizzazione o al suo esterno, sul mercato.
 L'attività di M&A mira a rendere consapevoli, dal punto di vista espressivo, singole personalità, gruppi ristretti d'elezione o gruppi omogenei quantitativamente più estesi oppure organizzazioni più vaste e complesse, abituandoli alla rappresentazione di sè di fronte a pubblici di volta in volta diversi. Interpretando anche in termini comunicativi e di regia situazioni ed eventi straordinari.
 
La Mosè & Aronne ha sempre creduto dovesse correggersi uno squilibrio, dando pari dignità e importanza a quella parte analogica della conoscenza che è stata soffocata da quella logica. Abbiamo cercato in tutti questi anni di riattivare questa attitudine naturale. 
 E abbiamo verificato come l'arte, e l'arte del teatro in particolare, sia uno straordinario strumento cognitivo e di trasformazione.
 
C'è in ogni essere umano un istinto profondo alla rappresentazione, alla metafora... un istinto mimico. E' quell'istinto che anima nella vita di tutti i giorni la "parte" che ognuno di noi è chiamato a sostenere nel Gran Teatro del Mondo. 
 Con il nostro Metodo ci collochiamo negli snodi tra storia individuale, ruolo e contesto professionale.
 Con la Cattedra di Pedagogia dell'Università Cà Foscari di Venezia, seguendo la nostra pratica quotidiana, siamo arrivati a produrre un Metodo e un Modello Formativi.
Trae la sua linfa dalla cultura del teatro.
 Usa la metafora teatrale come parametro del suo operare.
 Si qualifica come attivo, sperimentale, laboratoriale.
  Attivo perché rende l'allievo artefice e protagonista del proprio percorso di formazione, coerentemente con i nostri valori.
  Sperimentale perché sempre ispirato alla metodologia della ricerca-azione. In quest'ottica progetti, metodi e contenuti costituiscono ipotesi di lavoro continuamente sottoposte al vaglio dell'esperienza.
  Laboratoriale perché l'approccio attivo e quello critico trovano la loro sintesi nello spazio fisico e concettuale del laboratorio: uno spazio protetto, una scena e un luogo ideali in cui l'individuo sperimenta il cambiamento possibile, simulando nuove forme plastico-espressive