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Maria Concetta Mattei, conduttrice e giornalista televisiva

Parliamo del ruolo della conduttrice con Maria Concetta Mattei, "volto" del Tg2.                                 

S: Cara Maria Concetta, benvenuta nella stanza dell'ospite, quella è la tua poltrona, accomodati. Cosa ti offro? Un caffé, un succo di frutta?...

MC: Dell'acqua naturale, grazie Sandro...

S: Quanti anni sono che ci conosciamo? Tanti!...  Pur essendo molto giovane come conduttrice hai accumulato un'esperienza piuttosto vasta.

MC: Ho avuto la fortuna di entrare in Rai per concorso nel 1979 e di lavorare per 12 anni alla sede regionale di Trento: penso che l'esperienza accumulata nella redazione locale, dove i ruoli erano molto flessibili, sia stata di grande utilità. In quegli anni sono stata cronista di nera, giudiziaria, ho seguito gare sportive e manifestazioni culturali... ma ho anche condotto i notiziari, sia per il giornale radio che per il Tg regionale. Un'ottima palestra.

S: Quando hai cominciato a condurre a Trento, mi hai raccontato come, venuta a conoscenza del numero di spettatori che aveva seguìto l'edizione di quel telegiornale, sei rimasta molto impressionata. Perché?

MC: I notiziari regionali erano molto seguiti, ma quando sono arrivata a Roma al Tg2 dopo pochi giorni mi è stato chiesto di condurre il flash del mattino e mi è stato spiegato che si trattava di un'edizione minore, con APPENA 300 mila spettatori! Un dato impressionante per me, considerato che si trattava di tre volte il numero degli abitanti della mia città! Sulla sigla di apertura mi sono immaginata tutte le 300 mila persone schierate davanti allo schermo e il cuore ha cominciato a battere furibondo. Un miracolo che non sia svenuta sul "Buon giorno..."

S: L'immagine che dai di te è di una naturalezza persino venata di timidezza.... è questo il tuo carattere o una distorsione dovuta alla conduzione?

MC: Da ragazza ero molto più che timida. Poi con il tempo e grazie all'amore per questo lavoro, ma anche grazie a tanti buoni consigli, ho vinto le mie ritrosie. Anche se un fondo di timidezza è rimasto.

S: Come è possibile essere naturale quando si "parla" ad un obiettivo della telecamera?... che è la situazione più innaturale, non conoscendo l'interlocutore?

MC: Ho eletto i miei operatori di ripresa in studio a miei immediati interlocutori. Io parlo prima di tutto a loro, che vedo e di cui registro ogni reazione. Sono il primo banco di verifica.

S: E invece dall'altra parte c'è una persona in carne ed ossa, che tu non vedi, ma che ti vede. Che si appropria della tua immagine e ne fa quello che vuole. Non è così?

MC: Quel che succede oltre il mio impegno professionale non mi appartiene più, non dipende da me. Il mio compito si esaurisce nel momento in cui esco dallo studio a telegiornale finito. Poi si ricomincia la caccia alle notizie e la ricerca della formula migliore per offrirle al pubblico, in un lavoro di équipe. Il pensiero è su ciò che accade e come raccontarlo.

S: Tutto questo che impressione ti da: questo esporsi a qualche milione di Voyeur?

MC: Ai voyeur no ci penso affatto. Anche perché parto dal presupposto che l'oggetto dell'attenzione sia la notizia, non il conduttore. Il mio impegno è rivolto a offrire un'immagine sobria, il più possibile elegante, nel ripsetto del contesto. Dunque senza esibire colori squillanti o un abbigliamento chiassoso. Così è per il tono di voce e i movimenti, che cerco di misurare perché siano sempre i contenuti a primeggiare.

S: Essere riconosciuta per strada o nei luoghi che frequenti abitualmente, come semplice privata cittadina, ti offre già in qualche modo, penso, una sorta di feedback della tua immagine televisiva?...

MC: Il giudizio del pubblico è importante e mi conforta sapere che in molti guardano il Tg2 e apprezzano la nuova formula. Esprimono per lo più una valutazione positiva del nostro lavoro di redazione. Di solito mi dicono che offriamo un'informazione di qualità, obiettiva. Mi confortano anche sulla mia immagine televisiva, dicendo che è rassicurante, garbata. E quel che mi fa più piacere, che sono chiara nell'esporre i fatti.

S: E sotto forma di lettere, che mi immagino ricevi copiose dal tuo pubblico... questi volti che sbucano dal buio indistinti e che acquistano improvvisamente una fisionomia, quella della lettera, che reazioni ti rimandano?

MC: Per lo più buona. C'è qualcuno che si congratula per la professionalità, ma anche chi segnala un accento sbagliato. Qualcuno si propone per un appuntamento, ma io sono una madre di famiglia. E quelle le cestino.

S: E per finire... tu sei madre, moglie e figlia, il ruolo di conduttrice come interferisce, se interferisce, con quelli privati, affettivi?...

MC: Tengo il più possibile separata la mia vita familiare da quella professionale. Non mi pare che il ruolo lavorativo influenzi quello di figlia, moglie e madre, se non per il peso delle assenze che infliggo a causa dei turni piuttosto impegnativi.
Ma una volta a casa cerco di farmi perdonare.
Faccio anche un'ottima torta di mele. Sai?

S: Prendo su in macchina i miei tre nipotini uno di questi giorni, e vengo sicuramente a trovarti.

Gennaio 2003